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l’editoriale del primo fascicolo 2024 è online

una teologia morale a servizio della vita

la Redazione

«La legge dello Spirito di vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte». È la citazione, tratta da Romani 8,2, che padre Bernhard Häring pone in esergo al primo volume del suo manuale La legge di Cristo. Già da questa scelta è evidente come Häring intenda proporre una teologia morale liberante, che esca dalle pastoie di un legalismo casuistico e mostri Cristo come legge vivente e personale per la vita dell’uomo. Quel testo fu pubblicato nel 1954 e la Redazione di Studia Moralia ha ritenuto di celebrarne il 70° anniversario con alcuni articoli che ne richiamino alcuni elementi essenziali, quasi a invitare il lettore a cimentarsi in prima persona con il testo stesso di Häring.

 

L’articolo di apertura è di Marciano Vidal, C.Ss.R. che a Häring ha dedicato vari articoli e una monografia. Egli ci offre un contributo che colloca La legge di Cristo nel suo contesto storico e ne evidenzia i tratti di novità rispetto alla teologia morale del suo tempo. Segue un contributo di Andrzej S. Wodka, C.Ss.R. che studia il concetto di “legge di Cristo”, scelto da Häring come titolo e concetto fondamentale del suo manuale, a partire dai testi biblici e in particolare dall’uso che ne fa l’Apostolo Paolo. Filomena Sacco analizza la visione di coscienza – dinamica e responsabile – proposta ne La legge di Cristo e poi sviluppata negli scritti successivi, anche alla luce delle indicazioni del Concilio Vaticano II. Infine, Stefano Zamboni, S.C.I. riflette sul rapporto fra religione e morale nell’opera in questione e, accennando a due opere successive, mostra come vi sia una certa evoluzione nel pensiero di Häring a questo riguardo. I quattro contributi, pur analizzando aspetti diversi della proposta morale quale si ricava dalla lettura de La legge di Cristo, sono però concordi nel mostrarne la novità e nell’evidenziare il carattere di una teologia morale affascinante, che ha ancora molto da dire alla Chiesa e al mondo di oggi.

 

La Rivista ospita poi altri articoli con argomenti diversi: Michele Ferrari riflette sul tema della cosiddetta speed society alla luce dell’escatologia cristiana (in questo numero viene pubblicata la prima parte del suo articolo); Francisco Javier Real Álvarez ci offre una valutazione etica del “metaverso” incentrata sui tre principi fondamentali della cybermorale; Egidio Giuliani presenta una lettura teologico-morale del tema del diritto naturale in rapporto a quello della Provvidenza nel pensiero di Giambattista Vico. Tre contributi che, per dirla con un’espressione evangelica, mettono insieme “cose antiche” e “cose nuove” per comprendere sempre meglio il compito della teologia morale per questo nostro tempo. 

 

Nella sezione “Convegni e commenti” trovano spazio sia la riflessione di Alberto de Mingo Kaminouchi, C.Ss.R. sulla virtù della prudenza nel Nuovo Testamento sia l’intervento di Vimal Tirimanna, C.Ss.R. sulla sinodalità, originariamente pronunciato alla tavola rotonda ospitata dalla stessa Accademia nell’ottobre 2023, che è frutto della partecipazione dell’autore ai lavori del Sinodo voluto da papa Francesco. Chiudono il numero le consuete presentazioni di libri, recensioni e segnalazioni bibliografiche, mentre all’inizio appare un ricordo di Francisco Lage Martínez, C.Ss.R. (1935-2024), già docente di morale biblica all’Accademia Alfonsiana.

 

Nel licenziare questo numero, ci sia consentito di tornare a La legge di Cristo di Bernhard Häring, con una citazione che, a distanza di settant’anni, appare ancora di grande attualità per la teologia morale: «La teologia morale annuncia le verità eterne, ma deve annunciarle al suo tempo. Essa deve illuminare i problemi e i compiti del suo tempo nella luce dell’eternità. Assolverà così il compito di servire alla vita. È, infatti, al servizio del Regno di Dio».