supplemento 9
Atti della Giornata di Studio per il 150° della proclamazione di sant'Alfonso Doctor Eclesiae
la Giornata di Studio
di Andrzej S. Wodka
Il 24 marzo 2021, per l’apertura dell’anno celebrativo del 150° anniversario della proclamazione di sant’Alfonso M. de Liguori come Dottore della Chiesa, si è svolta in Accademia Alfonsiana una Giornata di Studio. L’evento è stato diligentemente preparato dalla Commissione per le Attività Culturali dell’Accademia, opportunamente pubblicizzato con dei videomessaggi in varie lingue, professionalmente condotto in teleconferenza con l’ausilio del personale proprio e di quello di Scalanews, nonché magistralmente moderato dal prof. Antonio Donato in tutte le sue parti, compresi i momenti di “question time” svolti in presenza e online.
Il prof. Donato ha introdotto la giornata come un’occasione di grata memoria storica, ma anche come una fonte di ulteriori ispirazioni per rispondere a Cristo da parte dell’uomo di oggi.
In questo senso sono risuonate anche le parole di saluto del Gran Cancelliere della Pontificia Università Lateranense, il card. Angelo De Donatis, il quale ha invitato l’Accademia a seguire il paradigma lasciato dal Santo Dottore con un impegno convinto e generoso nella tensione evangelizzatrice della “Chiesa in uscita”, sempre vicina alle persone concrete.
P. Michael Brehl, Superiore Generale della Congregazione del Santissimo Redentore e Moderatore Generale dell’Accademia Alfonsiana ha aperto la giornata, mentre quattro professori redentoristi di provenienza internazionale, specialisti nelle materie trattate, hanno presentato e discusso intorno alle origini del titolo di “Doctor Ecclesiae” conferito a sant’Alfonso (A.V. Amarante, Preside dell’Accademia), alla morale alfonsiana nel suo cammino attraverso i secoli (M. Vidal), al rapporto tra la grazia divina e la coscienza umana nel processo di discernimento morale in chiave alfonsiana (R. Gallagher) e all’attualità della proposta morale di sant’Alfonso (S. Majorano).
È facile comprendere che si è trattato di un momento di alta importanza, non solo celebrativa, non solo per l’Accademia Alfonsiana, ma per l’intera comunità credente. Sant’Alfonso M. de Liguri, Dottore della Chiesa da 150 anni, pur essendo il Fondatore della Congregazione Redentorista e il Patrono celeste dell’Accademia Alfonsiana, appartiene ormai a tutta la Chiesa e – per la sua particolare sensibilità verso i poveri e gli abbandonati – anche all’intera umanità. Quest’ultima, infatti, nella “empatia etica” e nella “carità sociale”, da sant’Alfonso incarnate e promosse, può facilmente riconoscere i valori criticamente necessari per la stessa sopravvivenza dell’intero genere umano nei tempi marcati da una fragilità globale di ogni sistema, finora creduto quasi infallibile.
Una sorpresa iniziale
La parola di p. Michael Brehl, ci ha permesso di accogliere e di godere insieme la gradita sorpresa del giorno precedente (23.03.2021), in corrispondenza con la data precisa del 150° anniversario della storica pubblicazione della Bulla di Pio IX (23.03.1871). Egli, ha infatti offerto ai partecipanti un nutrito saluto, facendo abbondanti riferimenti al Messaggio inviatogli da papa Francesco, in qualità di Superiore Generale della Congregazione dei redentoristi e Moderatore Generale dell’Accademia Alfonsiana. Tramite le varie allusioni a questo Messaggio, oggetto di un attento studio in quanto pieno di luci per il futuro cammino, si è potuto accogliere lo spirito di sant’Alfonso, come ci è stato presentato dal Pontefice: fare di tutto, affinché la distanza fra Dio e i suoi figli venga annullata per la potenza dell’amore. E questo portando le coscienze alla loro maturità che cresce sempre, attraversando le sue varie fragilità, tramite la fecondità del dono di sé, in un dialogo paziente – diremmo oggi a 360° o “a tutto campo” – che coincide con la martyría!
Questa sorprendente conclusione di papa Francesco suggerisce che – come per sant’Alfonso, così anche per noi – la morale va studiata con amore e competenza, ma va innanzitutto “dimostrata” tramite la testimonianza dell’abbondanza della grazia vissuta nel quotidiano condiviso con gli altri. E questo con la lucidità crescente di un “prezzo martirologico” che andrà pagato, qualora richiesto, per la sua gioiosa accoglienza nella vita umana. Tutto questo è degno di ogni sforzo di fronte all’impareggiabile guadagno storico-salvifico che coincide con la realizzazione di un “sogno” che Dio ha nei confronti dell’uomo: abitare nel suo cuore come in un suo paradiso. Frase che inizia e illumina tutto il resto della preziosa comunicazione pontificia e dà la consistenza ad ogni sforzo dedicato al “vedere il reale”, spesso fragile, per accompagnarlo, farsene carico e servirlo nella praticità e concretezza delle varie scelte morali. Dal Messaggio del Papa, il Superiore Generale ha accolto e sottolineato la radice missionaria della morale alfonsiana, fondata sulla proclamazione della grazia, ma anche sull’ascolto della fragilità umana, nella continua conversione alla “benignità” volta innanzitutto alle periferie esistenziali dell’umanità, immersa in una realtà che richiede ogni dialogo costruttivo in difesa della vita, del creato e della fratellanza.
Le quattro relazioni
Quattro stimati professori redentoristi hanno poi presentato la genesi e la fecondità storica di quanto accaduto 150 anni fa per la Congregazione dei Redentorista, per la Chiesa e per la società in febbrile evoluzione, nonché per la disciplina teologico-morale che nell’Accademia Alfonsiana viene coltivata da più di 70 anni dalla sua nascita nel 1949.
Le origini del titolo di “Doctor Ecclesiae” conferito a sant’Alfonso sono state avvicinate con il loro humus particolare dal prof. Alfonso V. Amarante, Preside dell’Accademia. Qui si attendono competenze storiche particolari, innegabili nel caso dell’Autore della prima relazione, per via dei suoi studi accorati da questa angolatura, ma anche per quel “posizionamento” geografico-affettivo che gli è unico: il prof. Amarante, oltre a portare il nome del Vescovo Zelantissimo, proviene da Pagani (SA) e questo dice tanto! Con il primo intervento, l’uditorio presente in Aula Magna insieme ai partecipanti online è stato introdotto nelle svolte storiche, pilotate da un “consiglio provvidenziale”, con il quale la dottrina e la testimonianza del Santo Dottore aiutava ad estirpare decisamente i mali dell’epoca “dei lumi”, ma innanzitutto apriva un “aditus” alla morale radicalmente moderna, la porta cioè della coscienza umana, luogo di libertà e di incontro, dove il progetto di Dio diventava la “regola prossima” dell’agire, rimanendo la legge quella “remota”.
Nell’intervento del prof. Amarante si sono potute intravvedere le vicissitudini non sempre facili, legate allo sviluppo costante e sinottico nelle varie opere del Santo, verso quanto è stato effettivamente definito come “equiprobabilismo” morale, garante in qualche modo della libertà umana nel suo fondersi con la volontà di Dio verso quella “uniformità” dei voleri che trasforma l’agire umano in una storia di salvezza. Dal punto di vista dottrinale, con le varie “vindiciae” e i protagonisti di spicco (cf. P. Ballarini) nei ferventi chiarimenti di posizione di un presunto “benignismo” fra gli estremi (lassismo – rigorismo), si è potuto cogliere ancor meglio il significato del supplex libellus di p. Nicolas Mauron presentato nel 1866 con 853 petizioni perché sant’Alfonso fosse proclamato Dottore in re morali. Alcune prime obiezioni sono state superate da una positio unanime dei cardinali l’11 marzo 1871, aprendo così la strada verso la proclamatio, celebrata 150 anni orsono. Lo stesso relatore ha messo un comune denominatore al suo percorso: prese insieme le premesse e le conseguenze della proclamazione pontificia, non si deve mai trascurare un aspetto fondativo tipicamente alfonsiano: la morale come la offre il Santo Dottore, informa l’agire che nasce sempre dal respiro di preghiera, nell’incontro con Dio, degno di ogni reciprocità nell’amore.
Oltre alla sua santità di vita permeata dalla “familiarità” o “prossimità” amorosa con Dio in Cristo, lo specifico del nostro Santo Dottore, cioè la morale che chiameremo ormai per sempre “alfonsiana”, è stato magistralmente presentato dal prof. Marciano Vidal, conosciuto fra i moralisti per la sua capacità di “vedere dentro la storia” e con ciò esplicitarne non solo i vari contesti, ma anche i vari bilanci. Questi sono sempre utili a tutti per acquisire la capacità personale di intercettare l’attimo presente, carico di grido dell’umanità, incamminata verso la redenzione piena e definitiva. Il prof. Vidal, in teleconferenza dalla Spagna, ci ha fatto apprezzare questa morale alfonsiana, nel suo cammino attraverso i secoli, a partire dal suo nascere: come usciva cioè dal cuore, dalla mente e dall’operato missionario di sant’Alfonso. Questo è stato un primo “bilancio alfonsiano” della relazione. La preziosità di questo contributo si rivela specialmente in riferimento al “bilancio ricettivo”, avvenuto nel tempo successivo, dove il benefico raggio dello “spirito alfonsiano” si è esteso come una morale marcata dalla riconosciuta “benignitas pastoralis” nelle svariate coordinate geografiche, sociali, scientifiche ed esistenziali dell’uomo, fino ad oggi.
Il prof. Vidal, in questo contesto, ha messo in risalto il continuativo sforzo biblio e biografico dei vari confratelli redentoristi, senza il contributo dei quali cogliere oggi fedelmente l’enorme portata della “innovazione alfonsiana” della morale risulterebbe praticamente impossibile. Sono nomi cui dobbiamo tanto, come L. Gaudé (edizione critica), L. Vereecke (l’inquadramento della teologia morale alfonsiana nella storia della disciplina), R. Tellería, T. Rey-Mermet, F. Jones (il lavoro teologico-morale di sant’Alfonso nella sua biografia), A. Freda e F. Chiovaro (la preparazione intellettuale, soprattutto giuridica, del Santo Dottore), D. Capone e S. Majorano (il sistema morale), R. Gallagher (la coscienza) e lo stesso prof. M. Vidal (la correlazione tra il lavoro morale di Alfonso con la sua biografia e con i vari contesti della Chiesa e della Congregazione). In questo senso si è potuto cogliere meglio il lungo processo della ricezione dinamica e creativa della prolifica produzione di sant’Alfonso. Essa era nata da un vero contatto pastorale con le “piaghe” umane e sociali e comportava vari “disturbi al sistema”, navigando con onestà in un “caos” fecondo di vari discernimenti, sempre aggiornabili. Se si trattava di casistica, come lo esigevano i tempi, essa fu piuttosto una “lectio continua”, sempre in grado di trascendere gli schemi, tramite la coscientizzazione dei problemi concreti delle persone.
Tale approccio ha avuto una penetrazione vastissima e universale, arrivando ad un “sensus” alfonsiano della morale cattolica, la quale cominciò a venir qualificata tout-court come alfonsiana (theologia moralis catholica alfonsiana est). Avvenne in questo modo una certa “liguorizzazione” della morale che ha segnato i secoli successivi fino ai tempi d’oggi, non escluso quello della post-pandemia. Il prof. Vidal si è detto convinto che la dottrina morale del Santo Dottore è destinata a continuare il suo influsso benefico, sempre a condizione di “saper uscire” dai porti presumibilmente sicuri, verso quanto indicato nel Messaggio di papa Francesco, tenendo insieme le esigenze del Vangelo è le fragilità umane, dando spazio prioritario alla coscienza, ascoltando la realtà degli ultimi e degli emarginati.
Il terzo relatore, il prof. Raphael Gallagher, in connessione dall’Irlanda, ci ha offerto il cuore delle sue continue ed instancabili ricerche dedicate al processo del discernimento morale come proposto da sant’Alfonso, focalizzando l’attenzione sul delicato rapporto tra la grazia divina e la coscienza umana, nell’arte del discernere il bonum faciendum nella libertà. Confermando il valore della coscienza come porta d’accesso alla morale nel sistema alfonsiano, il relatore ha presentato all’uditorio il “campo di battaglia”, il serrato confronto intavolato da Alfonso con il giansenismo. Avendo quest’ultimo praticamente cancellato la libertà umana con la dottrina della predestinazione, la preoccupazione per il de Liguori era come articolare insieme la libertà umana e la salvezza divina, intesa nel senso universalmente accessibile. Una preoccupazione alla quale il Dottore Zelantissimo risponde con l’ausilio di san Tommaso d’Aquino.
La libertà deve garantire l’uso della ragione nel discernimento delle soluzioni concrete, in confronto con la verità, anche nelle situazioni di incertezza, di dubbio o di scrupolo. L’universalismo salvifico, il centro del proclama evangelico, richiede la possibilità di vera speranza per tutti. Contrariamente alla proposta del giansenismo, proprio per questo la “familiarità” con Dio, la non lontananza da Lui, ne è il fondamento. Non essendo la morale una specie di matematica, la sua “certezza epistemologica” è di natura diversa: richiede l’ausilio costante e infallibile della grazia divina. Sta qui la soluzione del Santo Dottore: la grazia, che efficacemente salva l’uomo nelle situazioni concrete della sua vera libertà, arriva ai soggetti umani come misericordia mediata dalla preghiera. Così la forma teologica tommasiana della coscienza (intelligenza e volontà) è stata completata con la praticità della ragione come interazione fra verità e grazia, nel limite creaturale riconosciuto e valorizzato come apertura alla salvezza. Per il moralista, mettere la grazia come fondamento, comporta ancor di più il dovere di studiare sempre il reale e le soluzioni avanzate, andando verso il concreto della vita umana sofferente e non verso la speculazione; preferendo l’opinione indulgente e non quella rigida nei confronti della vita bisognosa di guarigione e di riconciliazione.
L’obiettivo della ricerca condotta sulle fonti alfonsiane è il reperimento del suo significato per il nostro “oggi”. È stato proprio il prof. Sabatino Majorano – che per decenni ha insegnato in Accademia la proposta morale di sant’Alfonso – a spiegarne l’attualità, in connessione da Materdomini (AV). Gli siamo particolarmente grati per questa sua arte di lanciare ponti ermeneutici di linguaggio e di significato capaci di abbracciare il presente e proiettarci verso il futuro, bene orientati e fiduciosi. Riprendendo il tema dell’anticipo della grazia divina che permette una risposta etica umana davvero redenta, il prof. Majorano – anch’egli in piena sintonia con il Messaggio di papa Francesco – ha messo in risalto innanzitutto la morale come cammino gioioso sulla via del bene possibile. In tal senso la teologia morale di stampo alfonsiano non è mai un’ideologia etica, ma una diakonía ecclesiale verso il raggiungimento della salvezza. Questo è stato ulteriormente illustrato sottolineando quattro aspetti importanti.
Innanzitutto, l’imperativo morale va proposto come un’opportunità di salvezza (la stessa veritas evangelica è sempre salutaris). Questo implica un humus prettamente pastorale: per portare la coscienza verso il dovere è necessaria l’apertura al dono della grazia e il suo anticipo rende possibile la realizzazione dell’imperativo morale. E poiché quest’ultimo si espone alla vita carica di istanze, la sua correttezza dovrebbe venir esaminata a partire dalla realtà esistenziale e non da quella teoretica. Un secondo elemento attualizzante della morale alfonsiana è rappresentato dal dialogo, naturalmente necessario di fronte al reale, ma comunque prioritario rispetto alle interpretazioni. Similmente, risulta metodologicamente necessario il primato dell’ascolto rispettoso, senza con ciò escludere la necessità di un annuncio liberatorio, marcato da una parrhesía umile, quella franchezza sincera che è anche diakonía pronta ad ogni dono. Come terzo elemento è logico tornare ancora una volta alla coscienza, elemento centrale nella realizzazione della vita morale, chiamata alla gioia. È qui che avviene la grazia dell’incontro, portatore di ogni libertà e di auto-obbligo nel dono di sé, ma – il quarto elemento – vissuto sempre nella logica del “passo possibile”. Questo realismo esistenziale, tipico di un cammino, non è determinato in primis dalle istanze giuridiche, ma dalla relazione con il divino che si traduce in dinamismo di chiamata-risposta (valore appellativo) e di salvezza concreta (valore terapeutico).
Sant’Alfonso: una “pioggia” abbondante di sapienza
Per chi come me proviene dalle scienze bibliche, l’iter che è stato seguito in questa Giornata di Studio costituisce una piacevole sorpresa. Fedeli alla realtà, l’abbiamo esaminata nel suo nascere e nel suo svilupparsi storico – come se qui regnasse il metodo storico-critico con l’esegesi: l’arte di decifrare il testo nel suo più esatto e fedele messaggio –, ma con uno sguardo di fede: come lo Spirito del Risorto, che conduce la Chiesa nel tempo, ha voluto potenziare o amplificare il messaggio storicamente circoscritto ai tempi del settecento, per farlo interloquire con le fatiche della coscienza immersa in un mondo segnato dal cambio epocale e da una rapida evoluzione che investe molteplici realtà: quella umana, sociologica, tecnologica e anche teologica. Il testo che dice una cosa, spesso ne intende dire anche un’altra, nei contesti diversi, attuali o posteriori. Qui parliamo di ermeneutica, l’arte di decifrare l’esatto significato esistenziale del valore radicato e cresciuto nel passato, i cui frutti vengono però consumati nell’oggi e informano il senso dell’esistenza. In questo senso si è potuta apprezzare una “concentrazione semantica” tipica della morale alfonsiana: la coscienza, sorretta dalla grazia, la santità come prospettiva universale della vicinanza di Dio all’umanità; il bene possibile, con cui camminare con fiducia e con gioia, facendo altrettanti “passi possibili”, in risposta alla chiamata d’Amore che offre la sperata terapia e mai ignorando il grido di dolore che richiede l’accoglienza attenta e sincera, diakonía umile e anche una corrispondente martyría.
Nei tempi delle crisi non più aggirabili, colgo un ulteriore messaggio che la Giornata di Studi ha ispirato: la gioia del Vangelo da vivere nel concreto, facendosi carico (“sporcandosi le mani”) delle piaghe umane, ritenute proprie da Cristo stesso. Faccio qui il riferimento al testo che ha dato origine a tutto ciò che ricordiamo e celebriamo: la bolla pontificia del 1871, con la quale papa Pio IX, proclamò sant’Alfonso de Liguori Dottore della Chiesa. La prima frase della bolla inizia con le parole Qui Ecclesiae suae e afferma che è Cristo Signore, mosso dall’indefettibile preoccupazione per la sua Chiesa, a chiamare costantemente uomini di insigne pietà e conoscenza, pieni di uno spirito di penetrante comprensione, che come pioggia abbondante (tamquam imbres), sono chiamati a riversare torrenti di sapienza affinché la Sposa del Signore possa conservare e sviluppare la sua immacolata bellezza. Solo in questa prospettiva si può parlare dei Dottori della Chiesa che dal 1970 includono anche quattro donne: Caterina da Siena, Teresa d’Ávila, Teresa di Lisieux e Ildegarda di Bingen. Si tratta della stessa Sapienza incarnata, Gesù Cristo, che riversa continuamente i propri “tesori di sapienza e di conoscenza” sulla comunità ecclesiale, attraverso questi “canali” speciali di santità umana e di fedeltà alla grazia di Dio. Credo che la bolla di Pio IX non si riferisca casualmente all’abbondante “aspersione” della sapienza di Dio sulla Vigna di Dio, in riferimento a colui che doveva essere considerato un dottore celebre per il suo zelo pastorale. «Presso di lui la redenzione è abbondante”, recita il Salmo 130,7, riassumendo nella Copiosa Redemptio l’intera opera di Alfonso e dei suoi figli spirituali, i Missionari Redentoristi.
L’abbondanza del lemma alfonsiano si riferisce alla misura infinita della misericordia, rivelata nell’opera salvifica di Cristo, che inonda il mondo attraverso la testimonianza di vita e i sacramenti della Chiesa, estendendosi anche grazie ai molteplici e sempre più sofisticati mezzi di comunicazione, per far giungere la Grazia della Redenzione alle persone di tutte le generazioni, di tutte le coordinate geografiche e di tutte le condizioni esistenziali. E proprio per non conservare gelosamente i frutti di questo evento di studio e di condivisione intellettuale abbiamo pensato di raccogliere tutti i contributi qui descritti in un volume bilingue (italiano – inglese), pubblicandolo come supplemento alla nostra rivista Studia Moralia. Abbiamo inoltre inserito, per una più facile fruizione, anche il messaggio del Santo Padre Francesco accompagnato da un commento del prof. Antonio Donato nel quale si mettono in luce i due fuochi presenti nel testo pontificio. In questo modo, riteniamo di fare cosa gradita a tanti lettori che partecipano del nostro stesso impegno nel campo delle scienze morali con uno stile alfonsiano, e che pur non potendo essere presenti alla giornata né in presenza, né da remoto avranno ugualmente la possibilità di disporre dei contenuti presentati. Anche questo è un modo concreto attraverso il quale si compie la missione dell’Accademia Alfonsiana, la sua diakonía a vantaggio della Chiesa universale e del mondo intero.